Le proposte di modifica alla direttiva pacchetti: un tuffo nel cuore del mercato turistico

Le recenti modifiche proposte da Alex Agius Saliba alla Direttiva Pacchetti stanno scuotendo il panorama del turismo in Europa, esacerbando le preoccupazioni delle principali associazioni di categoria italiane. In una lettera indirizzata alle più alte cariche italiane ed europee, le associazioni manifestano il loro dissenso.
La proposta di modifica: cosa cambia?
In seguito ai negoziati tra la Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione, una nuova proposta di modifica è emersa, portando in primo piano alcuni emendamenti controversi. Uno dei punti più discussi è l’articolo 5 bis, che reintroduce un limite del 25% per gli acconti sui pacchetti turistici e impone il pagamento del saldo non prima di 28 giorni dalla partenza. Questo potrebbe obbligare gli operatori a sostenere anticipi di spesa senza alcuna garanzia di incasso, esponendoli a rischi finanziari significativi.
Impatto economico e la sfida alla concorrenza
Queste modifiche, secondo le associazioni, potrebbero alterare radicalmente la dinamica della concorrenza nel mercato turistico europeo, penalizzando in particolare le piccole e medie imprese italiane. Uniformare i termini di vendita a livello europeo potrebbe infatti favorire le grandi compagnie, spesso non europee, a scapito delle realtà locali più piccole che già affrontano sfide economiche rilevanti.
Reclami e recesso: una gestione controversiale
Le nuove norme proposte sollevano dubbi anche nella gestione dei reclami e delle possibilità di recesso per i consumatori. La mancanza di chiarimenti adeguati su cosa costituisca una “situazione straordinaria” rischia di generare un’ampia gamma di cancellazioni, con motivazioni potenzialmente generiche e soggette a varie interpretazioni. Inoltre, le multe fino al 4% del fatturato annuale per mancata risposta tempestiva ai reclami potrebbero ulteriormente gravare su operatori già sotto pressione.
Un appello al buonsenso istituzionale
Le associazioni di categoria sollecitano un intervento concreto da parte dei rappresentanti politici, sia italiani che europei, per negoziare un quadro normativo che tuteli non solo i consumatori, ma anche gli operatori del settore. L’obiettivo è garantire che, entro il voto finale del Parlamento previsto per il 26 giugno 2025, si possa approdare a una soluzione che non danneggi il tessuto economico del turismo europeo, ma ne favorisca la crescita equilibrata e sostenibile.