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Facebook, WhatsApp e Twitter: il potere delle piastrine oltre la coagulazione

Un nuovo orizzonte per le piastrine

Gli ultimi studi condotti dal Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia dell’Università Sapienza di Roma presentano una scoperta affascinante: le piastrine, notoriamente riconosciute per il loro contributo essenziale nella coagulazione del sangue, potrebbero avere un ruolo cruciale anche nelle funzioni cognitive umane. Pubblicata su “Cell Reports”, questa ricerca svela come queste cellule del sangue possano influenzare significativamente la comunicazione tra cervello e corpo, suggerendo un loro impatto diretto sul comportamento e sulla memoria.

Le piastrine: da coagulanti a modulatori del comportamento

Nel contesto del processo di coagulazione, le piastrine o trombociti sono critiche per l’emostasi, ovvero l’arresto di perdite ematiche. Tuttavia, la loro funzione sembra estendersi in modo inaspettato nei territori del sistema immunitario e della neurologia. Storicamente, il loro ruolo nell’immunità era già parzialmente noto, ma il collegamento con le funzioni cognitive è una novità che apre nuove prospettive. La ricerca dimostra che le piastrine immagazzinano serotonina, un fondamentale neurotrasmettitore per l’umore e il comportamento, e controllano così attività chiave come il sonno, l’appetito e l’apprendimento.

Cervello e corpo: una danza orchestrata dalle piastrine

Sotto la guida di Cristina Limatola, lo studio ha iniziato a svelare la complessa interazione tra piastrine e sistema neurologico. Le piastrine sembrano fungere da messaggeri tra il cervello e il resto del corpo, influenzando come rispondiamo a stimoli esterni. L’esperimento su modelli animali ha mostrato che variazioni nel numero delle piastrine influenzano la disponibilità di serotonina cerebrale, condizionando reazioni emotive e cognitive legate alla paura. Questa scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi approcci nella cura di disturbi dell’umore e disabilità cognitive.

Serotonina: il filo invisibile tra memoria e comportamento

La diminuzione della serotonina nel cervello, come dimostrato dagli studi, può causare un aumento dell’ansia e reazioni di paura inesplorate o esagerate. La serotonina modula l’inibizione neuronale nell’ippocampo, che è essenziale per la formazione della memoria e la risposta comportamentale. Un deficit di serotonina porta i soggetti a reagire in modo sproporzionato a stimoli altrimenti innocui, alimentando comportamenti percepiti come minacciosi. Questa influenza meccanica offre possibilità a nuovi trattamenti per disturbi come l’ansia.

Il ruolo delle cellule Natural Killer

Un aspetto ulteriormente rilevante dello studio riguarda l’interazione tra piastrine e cellule Natural Killer. Queste ultime, oltre a svolgere un ruolo protettivo contro le infezioni, partecipano alla regolazione della serotonina a livello gastrointestinale. Cambiamenti nel numero di queste cellule influenzano la serotonina cerebrale, alterando i comportamenti relativi alla paura. Tali scoperte non solo migliorano la comprensione del sistema immunitario, ma connettono anche la salute fisica e mentale, suggerendo nuovi scenari per interventi terapeutici.

Questa ricerca pionieristica continua a ridefinire i confini della fisiologia, promettendo di spalancare nuove finestre su diagnosi e trattamenti per disturbi cognitivi e comportamentali, valorizzando il ruolo delle piastrine e della serotonina in ambiti precedentemente inesplorati.

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